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Identità e orizzonti di una civiltà mediterranea: la Sardegna nuragica

Dopo Sassari, Roma, Genova e Firenze, arriva a Venezia la mostra “Identità e orizzonti di una civiltà mediterranea: la Sardegna nuragica”, promossa dal Comune di Ittireddu con quelli Torralba, Teti, Orune, Genoni, Esterzili e Padria, visitabile dal 6 marzo al 20 aprile nel palazzo della Scuola Grande di San Teodoro nel capoluogo veneto.

L’esposizione copre un arco temporale dall’età del bronzo agli inizi dell’età del ferro: otto secoli che videro la nascita, lo sviluppo e il tramonto della civiltà nuragica, una fra le entità culturali più significative del Mediterraneo occidentale. Nata da una prima esposizione allestita nell’ottobre 2012 nel museo di Ittireddu, l’idea di una mostra oltremare è cresciuta negli anni coinvolgendo altri comuni, e l’esposizione si è accresciuta di contenuti. Il tutto senza perdere di vista l’idea di base: la ricerca di un linguaggio che, pur basandosi su indagini scientifiche, è di immediata comprensione anche grazie all’utilizzo di grandi pannelli pittorici e illustrazioni. La mostra arriva a Venezia 65 anni dopo l’esposizione di bronzi nuragici organizzata nel 1949 da Giovanni Lilliu e dall’allora soprintendente Gennaro Pesce, che tanto stupore e ammirazione suscitò tra i numerosi visitatori.

Quello di marzo mira ad essere un altro affascinante viaggio nella storia, che dopo essere stato apprezzato dai tanti visitatori che hanno avuto modo di visitare la mostra nelle edizioni precedenti è divenuto un modo originale per promuovere la Sardegna attraverso le sue peculiarità storiche. Accanto alle sezioni già viste nelle mostre precedenti, la mostra di Venezia sarà arricchita da due sezioni dedicate alla Metallurgia e all’Agricoltura per spiegare gli aspetti economici e di organizzazione sociale e politica su cui si fondava la società di età nuragica, quando, come spiega il curatore Franco Campus, «la costruzione di migliaia di edifici richiese sforzi economici straordinari e investimenti che solo un’agricoltura sapiente e organizzata avrebbe potuto garantire. Per quanto attiene la metallurgia - aggiunge - si è voluto rimarcare soprattutto l’investimento in termini di conoscenza, l’applicazione delle tecniche apprese dai Ciprioti, la realizzazione di una propria identità culturale con la fabbricazione di prodotti originali e unici». A completamento degli aspetti archeologici, la mostra di Venezia presenterà altre due sezioni, quasi sottomostre, dedicate al paesaggio sardo e ai nuraghi visti con gli occhi di un importante fotografo di monumenti, Salvatore Pirisinu, e dall’esposizione di alcune opere realizzate dai cinque artisti sardi Silvano Caria, Franco Farina, Mario Gaspa, Lina Mannu e Aline Spada. Per l’occasione sono state realizzate anche le riproduzioni in scala reale di alcuni edifici emblematici: la fonte sacra di Su Tempiesu di Orune, La tomba di Sa Ena e Thomes nel territorio di Dorgali, la riproposizione della nave nuragica rinvenuta in località Pipizu di Orroli, l’elevato di un nuraghe ricostruito anche sulla base della raffigurazione che i Nuragici fecero dell’imponente edificio.

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